La Sardegna è per estensione la seconda isola del Mediterraneo (dopo la Sicilia), è situata in una posizione intermedia tra la penisola italiana, l'Africa, la Francia e la Spagna.
La Sardegna è una regione mediterranea prima che europea non solo perché è un'isola del Mediterraneo ma perché la sua storia è più strettamente collegata alle genti mediterranee che indoeuropee.
I greci la chiamarono Ichnusa, da ichnon che significa impronta, per la sua forma somigliante all'orma di un piede umano. Altro nome greco fu Sandalion o Sandaliotis cioè isola a forma di sandalo.
Il nome Sardegna, da latino Sardinia, invece deriverebbe da Sardus Pater eroe libico che avrebbe occupato l'isola. Tracce del suo culto sono presenti in monumenti archeologici (tempio di Antas).
Il sardo costituisce una forma intermedia tra il gruppo delle lingue romanze orientali (italiano e rumeno) e quello delle lingue occidentali (francese-provenzale, catalano-spagnolo-portoghese). Lo stesso Dante Alighieri in "De Vulgari Eloquentia" prende in esame il sardo e scrive "grammaticam tanquam simiae homines imitantes; nam domus nova et dominus meus locuntur" (libro I, cap. 11). Ciò sta ad indicare come già nel 1300 si riconoscesse al sardo un'identità linguistica distinta, anche se molto simile al latino.
La speciale individualità del sardo si riconosce già nei testi antichi. Questi testi sono documenti ufficiali i quali contengono molti vocaboli comuni che sono tuttora nell'uso del sardo odierno (Carte volgari di Cagliari, scritte in lingua sarda, ma con caratteri greci; Condaghes di S. Maria di Bonarcado, di San Pietro di Silki , documenti che vanno dal secolo XI al XIII riguardanti atti di compravendita, controversie legali ecc). Il tentativo di creare una lingua letteraria sarda fu compiuto da Girolamo Araolla che scrisse il suo poema eroico "Sa vida, su martiriu et morte de sos gloriosos martires Gavino, Brothu et Gianuari" (1582).
Studi approfonditi sulla lingua sarda sono stati portati avanti Da Max Leopold Wagner, linguista di fama mondiale, autore tra l'altro di un dizionario etimologico sardo.
Geologicamente la Sardegna è una terra antica, sono evidenti resti di formazioni dell'era primaria, sorte assieme alla meseta spagnola e alla Hyères della Provenza, terre che esistevano nel mediterraneo occidentale molto tempo prima che emergessero le Alpi e gli Appennini.
Il passato della Sardegna si riflette nel suo paesaggio non meno che nell'anima del suo popolo. Occorre evitare di fare l'errore (Massimo Pallottino, 1986) di confondere il paesaggio con la natura. Il tipico paesaggio sardo con altopiani petrosi affioranti tra bassa macchia mediterranea, muretti a secco, greggi, nuraghi è in gran parte prodotto dall'uomo, risultato di una millenaria stratificazione di presenze e di interventi.
Con i suoi settemila esemplari, il nuraghe è il monumento più comune in Sardegna, né si evidenzia una tale ricchezza di monumenti così antichi in nessun'altra area del Mediterraneo.
È stata chiamata civiltà nuragica, la civiltà che ha prodotto tali monumenti che hanno rappresentato la massima espressione di stirpi indigene giunte a piena maturità espressiva.
Nessun'altra civiltà successiva né punica, né romana, né pisana, né spagnola, né sabauda e né i tempi più recenti hanno lasciato tracce così rilevanti del loro passaggio.
Accanto ai nuraghi, tipici esempi della civiltà nuragica sono i templi a pozzo per il culto delle acque. La loro accuratezza architettonica sembra talvolta contrastare con l'imponenza delle grandi torri megalitiche.
Accanto a queste aree sacre si sono sviluppati i successivi culti cristiani campestri (chiese, muristenes o cumbessias) a testimonianza di una continuità e affinità tra le religiosità antiche e più recenti.
Espressione peculiare di questa continuità sono anche le launeddas, che ritroviamo come reperto archeologico in una statuetta di bronzo risalente all' VIII-VII secolo a.C., conservata nel museo archeologico di Cagliari.
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