Nel 1982 il Comune di Cagliari, facendo seguito ad una iniziativa del gruppo folk Città di Cagliari, finanziò un corso di base di launeddas. La direzione del corso fu affidata a Luigi Lai, uno dei più grandi maestri di launeddas, allievo a sua volta di Efisio Melis ed Antonio Lara, mitici suonatori che molto hanno contribuito allo sviluppo della tecnica dello strumento e all'arricchimento del repertorio.
Gli iscritti al corso furono oltre 120, provenienti da diverse zone della Sardegna, motivati da profondo interesse o da semplice curiosità. Il corso ebbe una durata di quattro anni, durante i quali numerosi allievi appresero i fondamenti delle launeddas e cominciarono a sviluppare diverse linee di interesse. Alcuni si occuparono della costruzione degli strumenti, altri della ricerca storica, altri ancora della salvaguardia dell'enorme patrimonio musicale che rischiava di essere perso.
Dietro lo stimolo dello stesso Luigi Lai cominciò a prendere forma un grosso ensemble, da lui definito "la banda", costituito dagli allievi del corso, che eseguiva semplici brani per launeddas e che partecipò a diverse manifestazioni popolari, generalmente di tipo religioso, suscitando un certo interesse.
Dopo il 1986 il corso non venne rinnovato. Un intraprendente gruppo di allievi, dopo vani tentativi di riapertura di una scuola, ritenne i tempi maturi per la costituzione di un gruppo stabile, che affrontasse a in modo globale il complesso problema del rilancio delle launeddas.
Nel 1987, venne quindi costituita a Cagliari L'Associazione Culturale "CUNCORDIA A LAUNEDDAS". La finalità era quella di proporre, non solo la musica delle launeddas, interpretata in modo corale, ma anche la divulgazione della storia di questo strumento e del ruolo che esso ha ricoperto nel tempo, sia dal punto di vista musicale, che socio-culturale.
Quasi tutti i soci provenivano da aree geografiche della Sardegna dove si era persa la continuità tecnica, cioè non vi erano più costruttori né suonatori, ma permaneva nella maggior parte delle persone adulte il ricordo di essi. Faceva eccezione come provenienza, G. Meloni, già figlio di un suonatore e originario del Sarrabus, area che oltre ad aver dato i natali ad alcuni tra i più grandi suonatori del '900, non ha avuto salti di generazione nel ricambio di suonatori e costruttori, ed è attualmente uno dei pochi siti in cui la tradizione è ancora viva.
Le generazioni più giovani, se non provenienti dalle poche aree geografiche in cui la tradizione si è conservata, vivevano il mito "launeddas" attraverso le parole, chi dei genitori, chi dei nonni, che legavano il ricordo delle launeddas ad esperienze della loro gioventù, al ballo nella piazza del paese o a celebrazioni religiose. I giochi dei bambini comprendevano la costruzione di ance simili a quelle utilizzate per le launeddas, ma questi bambini non avevano mai visto né sentito il reale suono delle launeddas. Si stava assistendo alla lenta agonia di uno strumento che aveva scandito i ritmi della vita sarda per tremila anni. Nel giro di breve tempo si era passati dal massimo splendore dei primi decenni del '900 al rapido declino di fine secolo.
I componenti del gruppo avevano coltivato in precedenza, in modo indipendente, un interesse per le launeddas sia dal punto di vista musicale che affettivo. Essendosi avvicinati a questo strumento, in modo attivo, in età adulta, la presa di coscienza di questo immenso patrimonio culturale è stata quasi immediata. La formazione culturale ha fatto il resto. Lo stimolo ad affrontare il mondo delle launeddas non solo dal punto di vista musicale, ma anche da quello scientifico è stato una conseguenza logica.
Fino ad allora i suonatori di launeddas venivano considerati come facenti parte di una cultura da studiare e da presentare da parte di chi aveva gli strumenti per farlo. È la prima volta, con l'Associazione Cuncordia a Launeddas, che i suonatori stessi sono in grado di portare avanti i due discorsi contemporaneamente. Poter finalmente trattare di argomenti che si conoscono in prima persona, senza perpetuare la trasmissione di luoghi comuni legati all'impossibilità della verifica diretta.
L'orientamento musicale del gruppo viene lasciato immaginare dallo stesso nome "Cuncordia" che, nel gergo dei suonatori di launeddas, significa suonare insieme. Il numero di suonatori che però partecipavano, secondo la tradizione, a questo piccolo ensemble non erano, in genere, mai più di quattro. E' stato necessario il superamento di numerose difficoltà, legate soprattutto all'accordatura dello strumento ed al volume non molto elevato per riuscire ad ottenere un'impostazione di tipo orchestrale.
L'Associazione si è data uno statuto, che stabilisce le regole operative di questa continua ricerca, ed in base ad esso non ha fine di lucro e non è legata ad alcuna organizzazione commerciale.