Descrizione

Lo strumento

Le launeddas sono uno strumento ad ancia semplice, costituito da tre canne di diversa dimensione, di cui due, unite tra loro a formare la croba, ed una libera, detta mancosedda.

La croba è costituita da un bordone chiamato tumbu e dalla mancosa. Tumbu e mancosa sono legati tra loro in prossimità dell'imboccatura ed in corrispondenza del nodo inferiore della mancosa.

Mentre la legatura superiore (crobadura de asuba) tiene le due canne strettamente unite, la legatura inferiore (crobadura de asutta) comprende anche un piccolo segmento di canna di 1-2 cm che funge da distanziatore in modo che tra tumbu e mancosa si formi un angolo di 10-15 gradi. La legatura viene eseguita con 4-5 spire di spago impeciato, che le conferisce notevole stabilità nel tempo.

Lo strumento viene tradizionalmente conservato e trasportato in un contenitore di cuoio chiamato straccasciu.

Tumbu

È la componente che funge da bordone ed è accordato sulla tonica dello strumento. Non è provvisto di fori diteggiabili per cui può emettere solamente un suono. Se lo strumento è accordato ad esempio in FA, il tumbu emette la nota FA.

La sua lunghezza è variabile da circa 52 cm del RE acuto a circa 100 cm del RE basso. Alla distanza di un semitono corrisponde sul tumbu una differenza di dimensione di circa 4 cm. Per comodità di conservazione e di trasporto dello strumento, il tumbu viene diviso in due segmenti di cui quello non legato alla mancosa prende il nome di anzetta. Le due parti sono provviste di un incastro facilmente individuabile sull'anzetta dalla presenza di una legatura di rinforzo.

È usuale vedere dei fregi intorno alla giunzione con l'anzetta non solo per motivi estetici, ma anche per avere un riferimento sulla posizione corretta dell'anzetta stessa.

Mancosa

La mancosa deve il suo nome al fatto che viene impugnata con la mano sinistra (manca). È provvista di cinque fori (crais) di cui solo quattro diteggiabili; il quinto foro (arrefinu) che occupa la posizione più distante dall'ancia, suona autonomamente quando gli altri fori sono coperti dalle dita.

I fori sono di forma rettangolare delle dimensioni di circa 2x5 mm; questa forma consente piccole modifiche, in caso di note calanti, infatti, si può prolungare il taglio in direzione dell'ancia.

Mancosedda

È simile alla mancosa ma, nella maggior parte dei casi, di dimensione e di sezione più piccole (mancosedda = piccola mancosa); per queste caratteristiche produce in genere un suono più acuto.

Cabitzina

Il segmento di canna su cui viene escissa l'ancia (linguazzu) è chiamato cabitzina. Anche questa parte viene preparata separatamente, una per ogni canna: tumbu, mancosa e mancosedda. Su mancosa e mancosedda la cabitzina viene inserita direttamente perché la sezione è quasi uguale quindi si crea un incastro spontaneo. Per poterla inserire nel tumbu, invece, è necessario un altro segmento di canna lungo circa 1 cm che permette di ridurre la sezione interna.

L'imboccatura dello strumento viene modellata con cera vergine che riempie lo spazio tra le cabitzinas della croba e ricopre l'estremità delle canne, sia per evitare il contatto delle labbra direttamente sulla superficie affilata della canna sia per impedire che l'aria possa passare tra labbra e canna, provocando una diminuzione della pressione dell'aria all'interno della bocca.

Sulla superficie libera dell'ancia viene posta una piccola quantità di cera che permette l'accordatura dello strumento. La quantità di cera posta sull'ancia del tumbu è di gran lunga superiore a quella posta su mancosa e mancosedda in quanto per ottenere una nota di due ottave più bassa rispetto ala tonica emessa dalle canne melodiche è necessario appesantire notevolmente l'ancia.

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